mercoledì 30 dicembre 2009

Omelia del Cardinal Antonio Maria Rouco Varela nella Festa della Sacra Famiglia.
Madrid, Plaza de Lima 27 dicembre 2009 - traduzione in italiano

Miei cari fratelli e sorelle nel Signore:

ancora una volta una piazza di Madrid, la Piazza di Lima, ci offre una bella cornice per celebrare la Festa della Sacra Famiglia pubblicamente davanti alla società e al mondo come una "Messa delle famiglie": delle famiglie di Madrid e di tutta la Spagna. Così è avvenuto lo scorso anno. Oggi, per di più, come un'Eucaristia delle famiglie di tutta Europa. Mi è molto grato, per questo, salutare con affetto fraterno nel Signore i Signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi delle Diocesi di Spagna, ma specialmente i fratelli venuti da Roma e da diversi Paesi europei. In modo particolare vorrei salutare il Signor Cardinal Prefetto del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che sottolinea con la sua presenza il valore pastorale che il Santo Padre e i suoi collaboratori più stretti attribuiscono alla nostra iniziativa a favore della famiglia. Il messaggio luminoso e sempre puntuale del Papa Benedetto XVI non ci è mancato neppure in questa occasione in cui l'Eucaristia delle famiglie cristiane di Spagna si apre alle chiese particolari d'Europa. Il mio saluto molto cordiale si dirige anche agli innumerevoli fratelli sacerdoti spagnoli ed europei, sempre vicini alle famiglie che essi accudiscono e servono con premuroso zelo e carità pastorale. Il nostro saluto più affettuoso si dirige senza dubbio alle innumerevoli famiglie - nonni, genitori, figli, fratelli... - che si sono sacrificati per venire a Madrid e poter celebrare in questa fredda mattina madrilena, uniti in una straordinaria assemblea liturgica con i fedeli della nostra diocesi, la Azione di Grazie eucaristica con gioia esultante per l'immenso dono della famiglia cristiana: famiglia che si specchia nella Sacra Famiglia di Nazaret come modello insuperabile e decisivo per poter vivere in pienezza la ricchezza della grazia del matrimonio cristiano nella quotidiana crescita e occupazioni della propria famiglia. La famiglia cristiana sa, inoltre, che in Gesù, Maria e Giuseppe trova l'appoggio soprannaturale necessario preparatole amorosamente da Dio per non venir meno nella realizzazione della sua bella vocazione.

La vostra numerosa presenza, care famiglie, e la vostra partecipazione attenta, pia e attiva in questa celebrazione eucaristica esprime un messaggio chiaro ed eloquente: amate le vostre famiglie! Amate la famiglia! Mantenete fresca e forte la fede nella famiglia cristiana! State sicure, condividendo la dottrina della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, che il modello della famiglia cristiana è quello che risponde fedelmente alla volontà di Dio e , per questo, è ciò che garantisce il bene fondamentale e insostituibile della famiglia per i suoi propri membri - in primis genitori e figli - , per tutta la società e, non ultimo, per la Chiesa. La Chiesa è, in definitiva, "edificio di Dio", "in cui abita la sua famiglia", come insegna il Vaticano II, e in essa la famiglia è "Chiesa domestica" (LG 6 e 11). Care famiglie cristiane: siate molto coscienti, anche in virtù delle vostre esperienze della vita nel matrimonio e nella vostra famiglia, che quell'altro linguaggio dei diversi modelli di famiglia, che sembra impossessarsi, in modo schiacciante e senza alcuna replica, della mentalità e della cultura del nostro tempo, non risponde alla verità naturale della famiglia, come essa viene data all'uomo "dal principio" della creazione e che perciò è incapace di risolvere la problematica tante volte crudele e dolorosa dei fallimenti materiali, morali e spirituali che oggi affliggono l'uomo e la società europea del nostro tempo con una gravità raramente conosciuta dalla storia. Care famiglie: giacché volete vivere la vostra famiglia in tutta la verità ,la bontà e la bellezza che le viene data dal piano salvatore di Dio, siete qui come protagonisti del nuovo Popolo e della nuova Famiglia di Dio, che peregrina in questo mondo verso la Casa e la Gloria del Padre, celebrando con la Chiesa il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, culmine e fonte di tutta la vita cristiana - e di conseguenza della vera vita della vostra famiglia - come una Festa, illuminata dalla memoria, fatta attuale, della Sacra Famiglia di Nazaret.

Con la Sacra Famiglia, formata da Gesù, Maria e Giuseppe, inizia il capitolo della nuova e definitiva storia della famiglia: il capitolo della famiglia che, fondata dal Creatore nel vero matrimonio tra l'uomo e la donna, resterà libera dalla schiavitù del peccato e trasformata dalla grazia del Redentore. Accostiamoci dunque con lo sguardo della fede, illuminata dalla Parola di Dio, alla realtà di questa famiglia, sacra e cara allo stesso tempo, che apre alle nostre famiglie il tempo nuovo dell'amore e della vita senza tramonto. Richiama l'attenzione che dal primo momento della sua preparazione e costituzione che ciò che guida e muove Maria e Giuseppe a sposarsi e accogliere tra loro il Figlio Gesù è il compimento della volontà di Dio senza condizioni, sebbene, umanamente parlando, comprenderla sia gravoso per loro. Maria dice sì alla maternità di suo Figlio, che era niente meno che il Figlio dell'Altissimo. Lo concepisce per opera dello Spirito Santo, essendo Vergine e rimanendo Vergine. Giuseppe accetta di accogliere Maria nella sua casa come sposa, castamente, sapendo che il Figlio che lei porta in grembo non è suo, ma è di Dio! Si abbandonano alla sua santissima volontà sapendo di rispondere così ai disegni imperscrutabili, ma certi, dell'amore di un Dio che vuole salvare l'uomo per sentieri che li sorpassano per la grandezza infinita della misericordia che rivelano. Sono sempre più coscienti che a loro è stata affidata la vita e la morte terrena di un bambino che è il Figlio di Dio, il Messia, il Signore. Sì, soprattutto lo sa sua madre Maria che lo accompagna, a volte distante fisicamente, ma sempre con una ineffabile vicinanza del cuore, fino al momento della croce: l'ora della totale espropriazione totale del Figlio e della Madre in funzione dell'Amore più grande! Nella scena raccontataci oggi dal vangelo di San Luca, di Gesù adolescente perduto e ritrovato dai suoi genitori nel Tempio di Gerusalemme, si confermava e si profilava fino a che punto di consegna e offerta della vita portava l'accettazione amorosa della volontà del Padre: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo stare nella casa del Padre mio?" E, sebbene essi non comprendessero del tutto ciò che si voleva dir loro, la loro precedente angustia restò compensata in modo commovente dal Figlio: Gesù tornò con loro a Nazaret e, sotto la loro autorità, "cresceva in sapienza, statura e grazia davanti a Dio e agli uomini". E "sua madre conservava tutto questo nel suo cuore". Di quell'amore di Maria e Giuseppe, amore di totale consegna a Dio e perciò di una fecondità umanamente inimmaginabile, soprannaturale, sorge la famiglia nella quale nasce, cresce e vive il Salvatore dell'uomo, l'Autore della Nuova Vita, il Capo del Nuovo Popolo di Dio, il Primo di una incalcolabile moltitudine di fratelli, che avrebbe dovuto configurare la nuova famiglia umana.

Care famiglie cristiane di Spagna e di tutta Europa: considerate voi stesse come spose e sposi, genitori e figli, nel limpido specchio di quel prototipo della nuova famiglia amata e disposta da Dio nel suo piano di salvezza dell'uomo, che è la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Non è forse vero che anche voi potete attestare che - quando tutto questo edificio di intime relazioni personali tra voi e con i vostri figli si fonda nell'esperienza fedele e sempre rinnovata del vostro impegno contratto sacramentalmente in Cristo, davanti a Dio e alla Chiesa - vi è possibile e anche semplice e gratificante configurare la vostra famiglia come quella intima comunità di vita e di amore dove si va aprendo di giorno in giorno, "di croce in croce", il cammino della vera felicità? Quindi vi sentite "come eletti di Dio, santi e amati", per rivestirvi "della tenera misericordia, di bontà, umiltà, dolcezza, comprensione". Sapete chiedere perdono e perdonate. Sapete sopportarvi e vi santificate vicendevolmente? Mettete al di sopra di tutto "l'amore" che "è il vincolo dell'unità perfetta"? In chi e dove i bambini che nasceranno, gli invalidi, gli infermi, i rifiutati, etc., potranno trovare il dono della vita e dell'amore incondizionato se non in voi, padri e madri delle famiglie cristiane? Dinanzi alle situazioni drammatiche dei disoccupati, degli anziani, di coloro che sono nell'angustia per la solitudine fisica e spirituale, di coloro che sono affranti per le delusioni e i fallimenti sentimentali, matrimoniali e familiari, c'è qualcuno che risponda meglio e più efficacemente della famiglia vera, fondata nella legge di Dio e nell'amore di Gesù Cristo?

In questa Piazza di Lima di Madrid, il giorno 2 novembre 1982, l'indimenticabile Giovanni Paolo II, dichiarato venerabile lo scorso 19 dicembre dal nostro Santo Padre Benedetto XVI, celebrava un'Eucaristia memorabile, convocata come "Messa per le famiglie" nel terzo giorno del suo lungo viaggio per tutta l'estensione delle Diocesi di Spagna - viaggio apostolico indimenticabile! Nella sua vibrante omelia si trova un passaggio, la cui vigorosa forza profetica non ha perso nulla in attualità. Permettetemi che lo ricordi:

«Inoltre, secondo il piano di Dio, - affermava il Papa - il matrimonio è una comunità di amore indissolubile ordinato alla vita come continuazione e completamento degli stessi coniugi. Esiste una relazione inscindibile fra l’amore coniugale e la trasmissione della vita, in virtù della quale, come insegnò Paolo VI: “Ogni atto coniugale deve rimaner aperto alla trasmissione della vita”. Invece - come ho scritto nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio - “al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale degli sposi, la contraccezione oppone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, cioè, quello del non donarsi all’altro totalmente: ne deriva non solo il positivo rifiuto dell’apertura alla vita, ma anche una falsificazione della verità interiore dell’amore coniugale”. Ma c’è un altro aspetto, ancora più grave e fondamentale, che si riferisce all’amore coniugale come fonte della vita: parlo del rispetto assoluto per la vita umana, che nessuna persona o istituzione, privata o pubblica, può ignorare. Per questo, chi negasse la difesa alla persona umana più innocente e debole, alla persona umana già concepita anche se non ancora nata, commetterebbe una gravissima violazione dell’ordine morale. Mai si può legittimare la morte di un innocente. Risulterebbe minato il fondamento medesimo della società. »

Benedetto XVI ci insegna oggi, nel mezzo di una crisi socio-economica generalizzata, un quarto di secolo dopo dell'omelia della Piazza di Lima, nella sua Enciclica Caritas in Veritate:

«L'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica. (...) Diventa così una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società».

Il panorama che presenta la realtà della famiglia nell'Europa contemporanea non è precisamente lusinghiero. La preoccupante diagnosi dello stato di salute della famiglia europea, che faceva nell'ottobre 1999 l'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi e che dopo Giovanni Paolo II raccoglieva, dettagliava e confermava nell'Esortazione Post-sinodale "Ecclesia in Europa", è andato aggravandosi sempre più. La condizione attuale del matrimonio e della famiglia nei paesi europei è contrassegnata dalla facilitazione giuridica del divorzio fino a estremi impensabili fino a poco tempo fa e assimilabili al ripudio; dall'accettazione crescente dell'attenuazione, quando non dell'eliminazione, prima culturale e poi legale, della considerazione del matrimonio come unione irrevocabile di un uomo e una donna in intima comunione di amore e di vita, aperta alla procreazione dei figli, per la crescita apparentemente inarrestabile delle rotture matrimoniali e familiari con le conosciute e drammatiche conseguenze che portano per il futuro e il bene dei bambini e dei giovani. A questa situazione si è aggiunta la crisi economica, con l'inevitabile sequela di sottoccupazione e disoccupazione come fattore ulteriore alla situazione già molto estesa della crisi del matrimonio e della famiglia. Il diritto alla vita del bambino, ancora nel grembo di sua madre - del nasciturus -, si vede purtroppo soppiantato nella coscienza morale di un sttore ogni volta più importante della società, e nella legislazione che l'accompagna e la stimola, da un supposto diritto all'aborto nei primi mesi della gravidanza. La vita delle persone con varie invalidità, dei malati terminali e degli anziani, senza un ambiente familiare che li sostenga, si vede ogni volta più in pericolo. Un panorama a prima vista buio e desolato. Solo a prima vista. All'orizzonte brillano i segni luminosi della speranza cristiana: Voi siete qui, care famiglie cristiane di Spagna e di tutta Europa, per dare testimonianza di questa speranza e corroborarla! Con il sì gioioso al vostro matrimonio e alla vostra famiglia, sentita ed edificata cristianamente come rappresentazione viva dell'amore di Dio - amore di offerta e consegna, donato e fecondo anche nella vostra carne - ; e con il vostro sì al matrimonio e alla famiglia come "santuario della vita" e fondamento della società, state aprendo di nuovo il solco per il vero progresso dell'Europa del presente e del futuro. L'Europa, senza di voi, care famiglie cristiane, rimarrebbe praticamente senza figli oppure - che è lo stesso - senza il futuro della vita. Senza di voi, l'Europa rimarrebbe senza il futuro dell'amore, conosciuto ed esercitato gratuitamente; rimarrebbe senza la ricchezza dell'esperienza dell'essere amato per ciò che si è e non per ciò che si possiede. Il futuro dell'Europa, il suo futuro morale, spirituale e anche biologico, passa per la famiglia realizzata nella sua primordiale e piena verità. Il futuro dell'Europa passa attraverso di voi, care famiglie cristiane!

Avete ricevuto il grande dono di poter vivere il vostro matrimonio e la vostra famiglia cristianamente, seguendo il modello della Famiglia di Nazaret e , con il dono, una grande e bella opera: quella di essere testimoni fedeli e coraggiosi, con azioni e parole, del Vangelo della vita e della famiglia in una grave congiuntura storica dei popoli d'Europa, legati tra loro dalla comune eredità delle proprie radici cristiane. Unite nella comunione della Chiesa, incoraggiate e fortificate dalla Santa Famiglia di Nazaret, da Gesù, Maria e Giuseppe, la potrete portare a buono e felice esito. Sì, con la gioia esultante di coloro che hanno scoperto e conoscono che in Betlemme di Giudea, duemila anni fa, ci è nato da Maria, la Vergine e Giovane di Nazaret, il Messia, il Signore, il Salvatore, potrete farlo!

Amen.

mercoledì 23 dicembre 2009

IL FOGLIO intervista Kiko Argüello



Il Foglio 23 dicembre 2009, prima pagina


Dies Familiae a Madrid

"Il futuro dell'Europa è nella famiglia e la chiesa deve dirlo forte"
Kiko Argüello, fondatore del Cammino neocatecumenale, ci spiega la festa del 27 dicembre per "aprirsi alla vita"

"Orfani di troppi genitori"



Roma. "Il futuro dell'umanità passa per la famiglia": un profetico Giovanni Paolo II così scandiva da Plaza de Lima, a Madrid, durante il suo primo viaggio in Spagna, nel 1982. "Il futuro dell'Europa passa per la famiglia": così ripete il volantino con cui il Cammino neocatecumenale invita alla Festa della Sacra Famiglia di Nazaret, il prossimo 27 dicembre a Madrid, Plaza de Lima. Il raduno delle famiglie cristiane è giunto, in Spagna, alla terza edizione. Diversamente dagli anni passati, questa volta, dopo l'abituale collegamento con San Pietro per l'Angelus del Papa che si rivolgerà in diretta ai partecipanti, ci sarà un'eucarestia. Kiko Argüello, iniziatore con Carmen Hernandez del Cammino neocatecumenale, ha promosso una presenza massiccia delle famiglie del Cammino di tutta Europa: più di diecimila solo quelle italiane in partenza per la capitale spagnola. Abbiamo chiesto ad Argüello perché vale la pena di fare uno sforzo così massiccio. Perché, spiega, "è necessario un tasso di natalità del 2,11 per famiglia per mantenere una cultura, altrimenti quella cultura si estingue. In Spagna nascono 1,1 figli a famiglia; in Italia 1,2; in Francia 1,8. L'unica risposta a questa situazione in Europa è la famiglia cristiana. Rivolgendosi ai vescovi brasiliani. Benedetto XVI ha affermato che 'la chiesa non può restare indifferente di fronte alla separazione dei coniugi e al divorzio, di fronte alla rovina delle famiglie e alle conseguenze che il divorzio provoca sui figli'. La chiesa non può tacere". Si dice però che, in alcune nazioni, più della metà di coloro che vanno in chiesa sono divorziati e che si deve essere misericordiosi nei loro confronti. Ma ammettere alla comunione i divorziati, pensa Kiko, equivale a sostituire "la famiglia cristiana, la nostra famiglia, con un altro tipo di famiglia. Tacere che le cose stiano così, tacere che il matrimonio cristiano è indissolubile per espressa volontà di Cristo, significa commettere un peccato di omissione. E questo è un peccato che molti nella chiesa di oggi hanno commesso e commettono. Relegare l'uso della sessualità al foro interno, praticare una sessualità diversa da quella esplicitamente voluta dalla Bibbia e ricordata da Paolo VI nell'Humanae vitae, ha indebolito il matrimonio cristiano, moltiplicando separazioni e divorzi". Argüello aggiunge che "l'eucarestia del 27 a Plaza de Lima vuole svegliare i cattolici; vuole svegliare la chiesa: le famiglie cattoliche devono aprirsi alla vita. Il problema è che l'antropologia biblica è stata sostituita con l'antropologia laicista. Il laicismo europeo ha le sue radici nell'Illuminismo francese, che ha negato l'anima: non c'è anima nell'uomo; non c'è spirito. Ma questo non è vero! Molta gente soffre e non sa perché. Soffre perché l'anima è morta, sepolta dai peccati, dagli aborti, dalla droga, da cose orribili". Per questo "i cristiani devono tornare a evangelizzare. Cristo ha vinto la morte e il suo Spirito Santo ci da la possibilità di amarci come lui ci ha amato: questo fa presente la famiglia cristiana".

Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI

II 13 maggio di quest'anno, il Pontificio istituto Giovanni Paolo II per gli studi su Matrimonio e famiglia ha conferito a Kiko Argüello il dottorato honoris causa in Sacra teologia. Nella Laudatio accademica, il professor José Noriega così motivava: "L'accoglienza senza riserve dell'enciclica profetica Humanae vitae da parte delle famiglie del Cammino è stata un'autentica testimonianza per l'intera chiesa, mostrando che, al di là delle nostre paure o delle nostre difficoltà, è possibile vivere quanto la Chiesa segnala come specifico del cammino di santità della coppia se c'è una comunità viva che ci accompagna". La comunità, sottolinea Argüello, "salva la famiglia. La famiglia, a sua volta, salva la chiesa. È possibile vivere il matrimonio indissolubile. È possibile vivere la sessualità aperta alla vita, come dice la Bibbia e il magistero ricorda. Non solo è possibile ma è bellissimo". E torna a citare il discorso del Papa: "Con la cosiddetta famiglia allargata e mutevole, che moltiplica i 'padri' e le 'madri' e fa sì che oggi la maggior parte di coloro che si sentono orfani non siano figli senza genitori, ma figli che ne hanno troppi", si compromette la stessa possibilità di educazione dei figli. L'appuntamento del 27 dicembre, a Madrid, ha il compito di testimoniare tutto questo nel cuore dell'Europa laicista e postmoderna.

lunedì 21 dicembre 2009

Lettera di Benedetto XVI per i 75 anni del Cardinale Cordes

Eminenza! Cordes, Caro Amico!

Nel volume di studi in Tuo onore, in occasione del Tuo 75° compleanno ho voluto essere presente almeno con una parola di ringraziamento e di benedizione. Non ricordo più quando ci siamo incontrati per la prima volta. Una idea di Te me la sono fatta per la prima volta negli anni Settanta attraverso i Tuoi contributi alla rivista “Communio” che allora era stata fondata da poco.

Quello che Tu allora scrivevi era sempre connesso a questioni attuali, urgenti e concrete del presente, ma era anche contrassegnato da uno sguardo rivolto all’essenziale, in modo da condurre il lettore alle giuste risposte seguendo la logica intima della cosa stessa. Per circa un anno abbiamo fatto parte insieme della Conferenza Episcopale Tedesca, poi sei stato chiamato a Roma al Pontificio Consiglio dei Laici. Poco tempo dopo, il Santo Padre mi ha messo a capo della Congregazione della fede e quindi ambedue abitiamo nella città eterna da più di un quarto di secolo.

Con coraggio e creatività al principio della Tua attività romana hai aperto nuove strade per condurre i giovani a Cristo. Dietro le case di Via della Conciliazione hai trovato la vecchia Chiesa di San Lorenzo in Piscibus che allora serviva da atrio di una scuola – un vecchio edificio sacro che hai fatto riportare alla sua pura bellezza e ne hai fatto un centro dell’incontro dei giovani con Cristo.

Anche alla genesi ed alla crescita delle Giornate Mondiali della Gioventù hai dato un contributo. Particolarmente caratteristico per il Tuo slancio pastorale è e rimane il Tuo impegno per i “movimenti”: il Movimento Carismatico, Comunione e Liberazione ed il Cammino Neocatecumenale hanno molti motivi di gratitudine nei Tuoi confronti. Mentre gli organizzatori e i pianificatori nella Chiesa al principio avevano molto riserve nei confronti dei movimenti, Tu hai subito fiutato la vita che lì erompeva – la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa.

Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e Ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguarda l'organizzazione e la pianificazione c’erano spesso buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove ed impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti.

Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato, Tu hai visto che qui degli uomini erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa. Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e con i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità.

Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio.

Infine sei diventato Presidente del Consiglio Pontificio “Cor Unum” e sei quindi responsabile dell’attività caritativa della Chiesa in tutto il mondo. Hai accolto questo compito con la Tua solita energia e con uno sguardo di fede rivolto all’essenziale ed a questo compito hai dato forma. Soprattutto Ti preoccupi che la Caritas non diventi una organizzazione di beneficenza come tutte le altre, che non venga deviata verso la politica, ma sempre rimanga espressione della fede, che nel suo intrinseco dinamismo deve diventare amore.

In questa occasione devo rivolgerTi un personale ringraziamento. Quando io, dopo la mia elezione a successore di Pietro, meditavo quale mai potesse essere il tema della mia prima enciclica mi venne in mente che Tu, già da lungo tempo, consigliavi la redazione di un documento sul tema dell’amore che avrebbe dovuto presentare non solo la Caritas come organizzazione, ma anche rendere evidente che l’amore è la realtà centrale della fede cristiana; è a partire da lì che si doveva anche prospettare nella giusta luce l’attività caritativa della Chiesa.

Devo pertanto ringraziarTi per intuizioni sul tema di questa enciclica che si sono formate nei dialoghi con Te.

Per tutto questo voglio ringraziarTi dal profondo del cuore. Che la benedizione di Nostro Signore possa accompagnarTi anche per il futuro in tutti i Tuoi passi.

Tuo
Benedetto PP XVI

Città del Vaticano - 10.12.2009

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]

domenica 13 dicembre 2009

Grazie, Roma

domani notte torno in Sardegna a tempo indeterminato

venerdì 11 dicembre 2009

mercoledì 11 novembre 2009

A proposito del crocifisso nei luoghi pubblici

VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
IN AUSTRIA (19-21 GIUGNO 1998)

SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONI DEI SERVI DI DIO:
JAKOB KERN, RESTITUTA KAFKA E ANTON MARIA SCHWARTZ

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

21 Giugno 1998



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7. Suor Restituta Kafka non era ancora maggiorenne, quando espresse la sua intenzione di entrare in convento. I genitori si opposero, ma la giovane restò fedele al suo obiettivo di farsi suora "per amore di Dio e degli uomini". Voleva servire il Signore specialmente nei poveri e nei malati. Ella trovò accoglienza presso le Suore Francescane della Carità per realizzare la sua vocazione nel quotidiano impegno ospedaliero, spesso duro e monotono. Autentica infermiera, diventò presto a Mödling un'istituzione. La sua competenza infermieristica, la sua risolutezza e la sua cordialità fecero sì che molti la chiamassero suor Resoluta e non suor Restituta.

Per il suo coraggio e il suo animo deciso essa non volle tacere neanche di fronte al regime nazionalsocialista. Sfidando i divieti dell'autorità politica, suor Restituta fece appendere in tutte le stanze dell'ospedale dei Crocifissi. Il mercoledì delle Ceneri del 1942 venne portata via dalla Gestapo. In prigione cominciò per lei un "Calvario" che durò più di un anno, per concludersi alla fine sul patibolo. Le sue ultime parole a noi trasmesse furono: "Ho vissuto per Cristo, voglio morire per Cristo!"

Guardando alla Beata suor Restituta, possiamo intravedere a quali vette di maturità interiore una persona può essere condotta dalla mano divina. Essa rischiò la vita con la sua testimonianza per il Crocifisso. E il Crocifisso conservò nel suo cuore testimoniandolo di nuovo poco prima di essere condotta all'esecuzione capitale, quando chiese al cappellano carcerario di farle "il segno della croce sulla fronte".

Tante cose possono essere tolte a noi cristiani. Ma la croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non permetteremo che essa venga esclusa dalla vita pubblica! Ascolteremo la voce della coscienza che dice: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!" (At 5,29).

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La Chiesa di oggi non ha bisogno di cattolici part-time ma di cristiani a tempo pieno. Tali sono stati i tre nuovi Beati! Da loro possiamo prendere le misure.

Grazie, Beato Jakob Kern, per la tua fedeltà sacerdotale!

Grazie, Beato Anton Maria Schwartz, per il tuo impegno per gli operai!

Grazie, suor Restituta Kafka, per la tua resistenza alla moda del momento!

Voi tutti Santi e Beati, pregate per noi. Amen.



martedì 13 ottobre 2009

Ad perpetuam rei memoriam

Oltre che per la notizia in sé, l'articolo (Da Corriere.it) è da conservare con cura per non dimenticare nomi, cognomi e fatti

http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_13/camera-esame-testo-omofobia_1261190c-b806-11de-9cba-00144f02aabc.shtml

concia (pd): «mi vergogno di questo parlamento». Carfagna: «un errore dei democratici»


Omofobia, testo bocciato alla Camera. E nel Pd esplode il caso Binetti

Approvata la pregiudiziale dell'Udc. La deputata teodem vota con la maggioranza. Franceschini: «Un problema»

La relatrice del testo, Paola Concia del Pd (Lapresse)
ROMA - Si ferma alla Camera il cammino della proposta di legge sull'omofobia. L'assemblea di Montecitorio ha approvato, con i voti di Pdl e Lega, la questione pregiudiziale avanzata dall'Udc. Il testo, presentato da Paola Concia del Pd, è stato così affossato con 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astensioni. Democratici e Idv hanno votato contro.

LA RETROMARCIA - In sostanza, non si procederà più all'esame del provvedimento che inseriva tra le aggravanti dei reati i fatti commessi «per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato». La maggioranza, insieme all'Udc, aveva chiesto un rinvio in Commissione. Tuttavia, una volta in Aula, il Pdl ha cambiato idea e ha votato per il proseguimento dell'esame e l’immediata votazione della pregiudiziale di costituzionalità. «C’era un accordo - spiega Beatrice Lorenzin del Pdl - per rinviare il testo in Commissione, rimediare ai profili di incostituzionalità e poi riportare rapidamente il ddl all'esame dell'aula entro novembre. Poi, poco prima della votazione, un esponente del Pd si è avvicinato ai banchi della presidenza e ha spiegato che o si esplicitava il ritorno in Aula a novembre o loro avrebbero votato contro. A quel punto, violato il patto, anche noi abbiamo votato contro».

CASO BINETTI - L'esito in aula provoca un aspro scontro tra maggioranza e opposizione. E suscita malumori all'interno del Pd. La deputata Paola Binetti ha infatti votato con il centrodestra la pregiudiziale di costituzionalità. Durissimo il commento di Dario Franceschini: «È un problema, un signor problema». «La legge è stata bocciata dalla destra ed è una vergogna - prosegue il segretario del Pd -, perché dopo che tanti si erano detti disponibili a norme contro l'omofobia, che non dovrebbero avere colore politico, hanno votato compatti insieme all'Udc per bloccare la legge. La risposta che si dà agli omosessuali è che la legge non si fa, dovrebbero vergognarsi». La Binetti risponde alle critiche: «Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità potevano essere individuate come un reato... le mie e quelle di tante altre persone. Il testo era ambiguo, io ho votato per rinviarlo in Commissione e migliorarlo ma la richiesta di rinvio è stata bocciata. C’era un'ambiguità che giustificava le mie riserve». Secondo Pierluigi Bersani, il fatto che la Binetti si sia allineata alla maggioranza dimostra che nel Pd «qualche problema c'è», ma ad affossare la legge è stata «la maggioranza». «Non vorrei che passasse in seconda linea il fatto di fondo», aggiunge il candidato alla segreteria del Pd, ovvero «che altri hanno fermato la legge. La maggioranza ha votato contro». Durissimo il commento della relatrice del testo, Paola Concia del Pd: «Mi vergogno di far parte di questo Parlamento. Il Pdl ha detto bugie, mentre il mio gruppo senza avvertirmi ha cambiato idea e ha votato contro la possibilità di tenere in vita questa legge con il suo ritorno in commissione». «Questo testo ormai è morto, ma il Pd ne presenterà uno nuovo e chiederà che si lavori subito in Commissione su di esso, per discuterlo in aula a novembre» annuncia Marina Sereni, vice capo gruppo del Pd alla Camera. La Sereni spiega perché il Pd non ha appoggiato la richiesta di rinviare la legge in Commissione, che forse avrebbe preservato il testo dal successivo scivolone sulle pregiudiziali. «Noi eravamo disponibili a un rinvio, purché accompagnato dall'impegno a calendarizzarlo di nuovo a novembre. Senza questo impegno si sarebbe trattato di un rinvio 'sine die'. Non avevamo chiesto la luna».

PDL - Nel Pdl, 9 deputati - soprattutto "finiani" - hanno votato contro la pregiudiziale di incostituzionalità: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Giuseppe Calderisi, Benedetto Della Vedova, Chiara Moroni, Flavia Perina, Mario Pepe, Roberto Tortoli e Adolfo Urso. Nel Pdl si sono registrate anche dieci astensioni tra cui quelle dei ministri Elio Vito e Gianfranco Rotondi e della presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno. «Il Pd non ha mantenuto i patti - afferma Beatrice Lorenzin -. Avevamo raggiunto un accordo per cui, per rimediare ai vizi di costituzionalità della norma, si rinviava all'esame della commissione. Arrivando in tempi brevissimi a riportare il testo in aula. Violato il patto, anche noi abbiamo votato contro».

CARFAGNA - Sulla vicenda interviene anche il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna: «Mi farò garante, come ministro competente, di riparare all'errore commesso dal Partito democratico, proponendo al Consiglio dei ministri un disegno di legge che preveda aggravanti per tutti i fattori discriminanti previsti dal Trattato di Lisbona, compresi quelli dell'età, della disabilità, dell'omosessualità e della transessualità». «Il Pd - aggiunge la Carfagna - ha sbagliato a non sostenere il rinvio della legge in Commissione, che ci avrebbe consentito di risolvere alcuni piccoli problemi di costituzionalità emersi in Commissione Affari Costituzionali e, quindi, di far tornare il testo in Aula entro novembre per la sua definitiva approvazione. Con questo comportamento il Pd ha finito per affossare una la legge di civiltà alla quale abbiamo lavorato insieme per oltre un anno, deludendo non soltanto me, ma anche tutti quegli italiani che la aspettavano da tempo»

UDC - Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, spiega le ragioni che hanno spinto il suo partito a sollevare la questione pregiudiziale: «Il Parlamento per seguire furori ideologici non può legiferare male, leggi confuse che non eliminano le discriminazioni ma anzi le accentuano. Penso a categorie come quella degli anziani o quella dei non autosufficienti. Sarebbero esse sì discriminate se avessimo approvato una legge di questo tipo».

IDV - L'Italia dei Valori si era detta fin da subito contraria al richiamo in commissione: «C'è stato un anno di aggiustamenti su questo testo che è stato, tra l'altro, redatto a più voci, compresa quella della maggioranza. Questa richiesta ci sembra dilatoria: le lobby omofobe sono in lavoro permanente» aveva detto il vice presidente della commissione Giustizia, Federico Palomba

mercoledì 30 settembre 2009

Risorgimento?

Sul Foglio di Sabato 26 settembre, inserto XI, vale la pena leggere un interessantissimo articolo di Francesco Agnoli: Abbasso il Risorgimento. In vista delle celebrazioni per l'Unità d'Italia, una voce contromano spiega perché questo mito non s'ha da festeggiare. I misfatti di Cavour e Garibaldi

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=NI0MG

mercoledì 19 agosto 2009

Benvenuta anche alla retorica leghista, se serve per rompere i tabù

Oggi, su corriere.it la lettera di uno studente leghista dal titolo "Io, studente leghista, Perché mi vergogno dell’Unità d’Italia". La risposta di Galli della Loggia non mi convince, specie nella prima parte.

Devo dire - sarà questione di età - che mi pare infinitamente meno peggio la retorica delle camicie verdi padane (di cui certo non condivido alcuni annessi e connessi) di quella polverosa e istituzionale delle camicie rosse garibaldine.

Per un'analisi un po' più seria e distesa del cosiddetto risorgimento, colgo l'occasione per segnalare la produzione della prof.ssa Angela Pellicciari

mercoledì 12 agosto 2009

Nazismo e nichilsmo, le parole del Papa e il dibattito

Domenica il Santo Padre si è espresso così a Castel Gandolfo:
(per il testo intero clicca qui)

(...) I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte. Purtroppo però questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti. I santi, che ho brevemente ricordato, ci fanno riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato. Da una parte, ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, ma è un dio sbagliato, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall’altra, abbiamo appunto i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza divina. (...)

Ne sono seguiti, sulla stampa, alcuni interventi pro e contro il Pontefice:

Reale http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=N415U

Severino http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=N415Y

Guerriero http://www.ilfoglio.it/soloqui/3116

Sofri http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=N49VD

Ferrara http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/PDF/2009/2009-08-12/2009081213464880.pdf

Volontè http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=N4KRW

Prosegue in alcuni casi la PESSIMA abitudine di commentare le parole del Papa così come vengono riportate dalle agenzie, senza effettuare un riscontro alla fonte diretta. Il riscontro peraltro sarebbe semplicissimo, essendo pubblicata sul sito della Santa Sede www.vatican.va ogni virgola che il Papa pronuncia in pubblico. E per giunta si riportano tra virgolette le parole attribuite indebitamente al Santo Padre.
Insomma, si crea un falso.

sabato 8 agosto 2009

Bello e a tratti commovente


Ho letto di recente questo libro di Tarcisio Zanni, dal titolo Tobia. Il libro del matrimonio. Commento inusuale al testo, edito da una piccola casa editrice di Messina, la Shekinà di Pietro Gringeri (238 pp., 12 euro).

Si tratta della storia di un ventenne, alle prese con il suo passato e il suo futuro, la cui vicenda si intreccia in modo molto efficace con la narrazione del libro biblico di Tobia. Una lettura acuta, fortemente dissonante dai modelli politically correct che ci circondano e talvolta ci opprimono. Tema centrale di questo "romanzo" (biografico? autobiografico? storico?) è la bellezza del Matrimonio cristiano come annuncio della Risurrezione di Cristo, medicina per le infermità del nostro tempo. Come sempre, prima della cura è necessaria la diagnosi: ecco perché molti mali del nostro tempo vengono denunciati anche con veemenza.

Il libro si può acquistare contattando direttamente l'editore, che manca purtroppo di una capillare distribuzione. Eccovi i contatti: Arte Sacra Shekinà SaS, via Faustina e Tertullo 14
98122 Messina. Telefono: 090/346120 -- 090/42458 Fax: 090/2509913 Cell.: 3939402673
Oppure ci si può registrare al sito http://www.pietroartesacra.it.

giovedì 30 luglio 2009

La Fede vince il mondo (... e straccia i record)


(ANSA) - ROMA, 1 AGO

'La visita dal Papa mi ha regalato un'emozione fortissima, lui mi ha detto che ha visto tutte le mie gare'. Lo rivela Federica Pellegrini.
'Sono rimasta senza parole, gli ho detto solo grazie': la campionessa racconta cosi' il suo incontro con Benedetto XVI nell'udienza a Castelgandolfo con gli atleti che hanno preso parte ai mondiali di Roma.
'Sono sulle nuvole, la gente mi ferma per strada e so che succedera' anche nei prossimi giorni -aggiunge-.
E' successo tutto quello che avevo desiderato'.

© Copyright Ansa

giovedì 11 giugno 2009

Un discorso lucido, intelligente, interessante, condivisibile, da diffondere

Da http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1338822

(...)

La congregazione del clero non si occupa dei seminari. Prende cura di essi la congregazione per l'educazione cattolica.

Anche quest'ultima, quindi, dovrà operare perché l'Anno Sacerdotale porti frutto. Qualcosa, anzi, ha già fatto, a giudicare dal discorso tenuto dal suo segretario, Jean-Louis Bruguès, ai rettori dei seminari pontifici convenuti a Roma nei giorni scorsi.

(...)

Ecco qui di seguito il discorso del segretario della congregazione per l'educazione cattolica ai rettori dei seminari pontifici, reso pubblico da "L'Osservatore Romano" del 3 giugno 2009:


Formazione al sacerdozio, tra secolarismo e modelli di Chiesa

di Jean-Louis Bruguès



È sempre rischioso spiegare una situazione sociale a partire da una sola interpretazione. Tuttavia, alcune chiavi aprono più porte di altre. Da molto tempo sono convinto del fatto che la secolarizzazione sia diventata una parola-chiave per pensare oggi le nostre società, ma anche la nostra Chiesa.

La secolarizzazione rappresenta un processo storico molto antico, poiché è nato in Francia a metà del XVIII secolo, prima di estendersi all'insieme delle società moderne. Tuttavia, la secolarizzazione della società varia molto da un paese all'altro.

In Francia e in Belgio, per esempio, essa tende a bandire i segni dell'appartenenza religiosa dalla sfera pubblica e a riportare la fede nella sfera privata. Si osserva la stessa tendenza, ma meno forte, in Spagna, in Portogallo e in Gran Bretagna. Negli Stati Uniti, invece, la secolarizzazione si armonizza facilmente con l'espressione pubblica delle convinzioni religiose: l'abbiamo visto anche in occasione delle ultime elezioni presidenziali.

Da una decina d'anni a questa parte è emerso tra gli specialisti un dibattito molto interessante. Sembrava, fino ad allora, che si dovesse dare per scontato che la secolarizzazione all'europea costituisse la regola e il modello, mentre quella di tipo americano costituisse l'eccezione. Ora invece sono numerosi coloro i quali - Jürgen Habermas per esempio - pensano che è vero l'opposto e che anche nell'Europa post-moderna le religioni svolgeranno un nuovo ruolo sociale.


RICOMINCIARE DAL CATECHISMO


Qualunque sia la forma che ha assunto, la secolarizzazione ha provocato nei nostri paesi un crollo della cultura cristiana. I giovani che si presentano nei nostri seminari non conoscono più niente o quasi della dottrina cattolica, della storia della Chiesa e dei suoi costumi. Questa incultura generalizzata ci obbliga a effettuare delle revisioni importanti nella pratica seguita fino ad ora. Ne menzionerò due.

Per prima cosa, mi sembra indispensabile prevedere per questi giovani un periodo - un anno o più - di formazione iniziale, di "ricupero", di tipo catechetico e culturale al tempo stesso. I programmi possono essere concepiti in modo diverso, in funzione dei bisogni specifici di ciascun paese. Personalmente, penso a un intero anno dedicato all'assimilazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che si presenta come un compendio molto completo.

In secondo luogo occorrerebbe rivedere i nostri programmi di formazione. I giovani che entrano in seminario sanno di non sapere. Sono umili e desiderosi di assimilare il messaggio della Chiesa. Si può lavorare con loro veramente bene. La loro mancanza di cultura ha questo di positivo: non si portano più dietro i pregiudizi negativi dei loro fratelli maggiori. È una fortuna. Ci troviamo quindi a costruire su una "tabula rasa". Ecco perché sono a favore di una formazione teologica sintetica, organica e che punta all'essenziale.

Questo implica, da parte degli insegnanti e dei formatori, la rinuncia a una formazione iniziale contrassegnata da uno spirito critico - come era stato il caso della mia generazione, per la quale la scoperta della Bibbia e della dottrina è stata contaminata da uno spirito di critica sistematico - e alla tentazione di una specializzazione troppo precoce: precisamente perché manca a questi giovani il background culturale necessario.

Permettetemi di confidarvi alcune domande che mi sorgono in questo momento. Si ha mille volte ragione di voler dare ai futuri sacerdoti una formazione completa e d'alto livello. Come una madre attenta, la Chiesa desidera il meglio per i suoi futuri sacerdoti. Per questo i corsi si sono moltiplicati, ma al punto di appesantire i programmi in un modo a mio parere esagerato. Avete probabilmente percepito il rischio dello scoraggiamento in molti dei vostri seminaristi. Chiedo: una prospettiva enciclopedica è forse adatta per questi giovani che non hanno ricevuto alcuna formazione cristiana di base? Questa prospettiva non ha forse provocato una frammentazione della formazione, un'accumulazione dei corsi e un'impostazione eccessivamente storicizzante? È davvero necessario, per esempio, dare a dei giovani che non hanno mai imparato il catechismo una formazione approfondita nelle scienze umane, o nelle tecniche di comunicazione?

Consiglierei di scegliere la profondità piuttosto che l'estensione, la sintesi piuttosto che la dispersione nei dettagli, l'architettura piuttosto che la decorazione. Altrettante ragioni mi portano a credere che l'apprendimento della metafisica, per quanto impegnativo, rappresenti la fase preliminare assolutamente indispensabile allo studio della teologia. Quelli che vengono da noi hanno spesso ricevuto una solida formazione scientifica e tecnica - il che è una fortuna - ma la loro mancanza di cultura generale non permette ad essi di entrare con passo deciso nella teologia.


DUE GENERAZIONI, DUE MODELLI DI CHIESA


In numerose occasioni ho parlato delle generazioni: della mia, di quella che mi ha preceduto, delle generazioni future. È questo, per me, il nodo cruciale della presente situazione. Certo, il passaggio da una generazione all'altra ha sempre posto dei problemi d'adattamento, ma quello che viviamo oggi è assolutamente particolare.

Il tema della secolarizzazione dovrebbe aiutarci, anche qui, a comprendere meglio. Essa ha conosciuto un'accelerazione senza precedenti durante gli anni Sessanta. Per gli uomini della mia generazione, e ancor di più per coloro che mi hanno preceduto, spesso nati e cresciuti in un ambiente cristiano, essa ha costituito una scoperta essenziale, la grande avventura della loro esistenza. Sono dunque arrivati a interpretare l'"apertura al mondo" invocata dal Concilio Vaticano II come una conversione alla secolarizzazione.

Così di fatto abbiamo vissuto, o persino favorito, un'autosecolarizzazione estremamente potente nella maggior parte delle Chiese occidentali.

Gli esempi abbondano. I credenti sono pronti a impegnarsi al servizio della pace, della giustizia e delle cause umanitarie, ma credono alla vita eterna? Le nostre Chiese hanno compiuto un immenso sforzo per rinnovare la catechesi, ma questa stessa catechesi non tende a trascurare le realtà ultime? Le nostre Chiese si sono imbarcate nella maggior parte dei dibattiti etici del momento, sollecitate dall'opinione pubblica, ma quanto parlano del peccato, della grazia e della vita teologale? Le nostre Chiese hanno dispiegato felicemente dei tesori d'ingegno per far meglio partecipare i fedeli alla liturgia, ma quest'ultima non ha perso in gran parte il senso del sacro? Qualcuno può negare che la nostra generazione, forse senza rendersene conto, ha sognato una "Chiesa di puri", una fede purificata da ogni manifestazione religiosa, mettendo in guardia contro ogni manifestazione di devozione popolare come processioni, pellegrinaggi, eccetera?

L'impatto con la secolarizzazione delle nostre società ha trasformato profondamente le nostre Chiese. Potremmo avanzare l'ipotesi che siamo passati da una Chiesa di "appartenenza", nella quale la fede era data dal gruppo di nascita, a una Chiesa di "convinzione", in cui la fede si definisce come una scelta personale e coraggiosa, spesso in opposizione al gruppo di origine. Questo passaggio è stato accompagnato da variazioni numeriche impressionanti. Le presenze sono diminuite a vista d'occhio nelle chiese, nei corsi di catechesi, ma anche nei seminari. Anni fa il cardinale Lustiger aveva tuttavia dimostrato, cifre alla mano, che in Francia il rapporto fra il numero dei sacerdoti e quello dei praticanti effettivi era restato sempre lo stesso.

I nostri seminaristi, così come i nostri giovani sacerdoti, appartengono anch'essi a questa Chiesa di "convinzione". Non vengono più tanto dalle campagne, quanto piuttosto dalle città, soprattutto delle città universitarie. Sono cresciuti spesso in famiglie divise o "scoppiate", il che lascia in loro tracce di ferite e, talvolta, una sorta d'immaturità affettiva. L'ambiente sociale di appartenenza non li sostiene più: hanno scelto di essere sacerdoti per convinzione e hanno rinunciato, per questo fatto, ad ogni ambizione sociale (quello che dico non vale dovunque; conosco delle comunità africane in cui la famiglia o il villaggio portano ancora delle vocazioni sbocciate nel loro seno). Per questo essi offrono un profilo più determinato, individualità più forti e temperamenti più coraggiosi. A questo titolo, hanno diritto a tutta la nostra stima.

La difficoltà sulla quale vorrei attirare la vostra attenzione supera dunque la cornice di un semplice conflitto generazionale. La mia generazione, insisto, ha identificato l'apertura al mondo col convertirsi alla secolarizzazione, nei confronti della quale ha sperimentato un certo fascino. I più giovani, invece, sono sì nati nella secolarizzazione, che rappresenta il loro ambiente naturale, e l'hanno assimilata col latte della nutrice: ma cercano innanzitutto di prendere le distanze da essa, e rivendicano la loro identità e le loro differenze.


ACCOMODAMENTO COL MONDO O CONTESTAZIONE?


Esiste ormai nelle Chiese europee, e forse anche nella Chiesa americana, una linea di divisione, talora di frattura, tra una corrente di "composizione" e una corrente di "contestazione".

La prima ci porta a osservare che esistono nella secolarizzazione dei valori a forte matrice cristiana, come l'uguaglianza, la libertà, la solidarietà, la responsabilità, e che deve essere possibile venire a patti con tale corrente e individuare dei campi di cooperazione.

La seconda corrente, al contrario, invita a prendere le distanze. Ritiene che le differenze o le opposizioni, soprattutto nel campo etico, diventeranno sempre più marcate. Propone dunque un modello alternativo al modello dominante, e accetta di sostenere il ruolo di una minoranza contestatrice.

La prima corrente è risultata predominante nel dopoconcilio; ha fornito la matrice ideologica delle interpretazioni del Vaticano II che si sono imposte alla fine degli anni Sessanta e nel decennio successivo.

Le cose si sono invertite a partire dagli anni Ottanta, soprattutto - ma non esclusivamente - sotto l'influenza di Giovanni Paolo II. La corrente della "composizione" è invecchiata, ma i suoi adepti detengono ancora delle posizioni chiave nella Chiesa. La corrente del modello alternativo si è rinforzata considerevolmente, ma non è ancora diventata dominante. Così si spiegherebbero le tensioni del momento in numerose Chiese del nostro continente.

Non mi sarebbe difficile illustrare con degli esempi la contrapposizione che ho appena descritto.

Le università cattoliche si distribuiscono oggi secondo questa linea di divisione. Alcune giocano la carta dell'adattamento e della cooperazione con la società secolarizzata, a costo di trovarsi costrette a prendere le distanze in senso critico nei confronti di questo o quell'aspetto della dottrina o della morale cattolica. Altre, d'ispirazione più recente, mettono l'accento sulla confessione della fede e la partecipazione attiva all'evangelizzazione. Lo stesso vale per le scuole cattoliche.

E lo stesso si potrebbe affermare, per ritornare al tema di questo incontro, nei riguardi della fisionomia tipica di coloro che bussano alla porta dei nostri seminari o delle nostre case religiose.

I candidati della prima tendenza sono diventati sempre più rari, con grande dispiacere dei sacerdoti delle generazioni più anziane. I candidati della seconda tendenza sono diventati oggi più numerosi dei primi, ma esitano a varcare la soglia dei nostri seminari, perché spesso non vi trovano ciò che cercano.

Essi sono portatori d'una preoccupazione d'identità (con un certo disprezzo vengono qualificati talvolta come "identitari"): identità cristiana - in che cosa ci dobbiamo distinguere da coloro che non condividono la nostra fede? - e identità del sacerdote, mentre l'identità del monaco e del religioso è più facilmente percepibile.

Come favorire un'armonia tra gli educatori, che appartengono spesso alla prima corrente, e i giovani che si identificano con la seconda? Gli educatori continueranno ad aggrapparsi a criteri d'ammissione e di selezione che risalgono ai loro tempi, ma non corrispondono più alle aspirazioni dei più giovani? Mi è stato raccontato il caso di un seminario francese nel quale le adorazioni del Santissimo Sacramento erano state bandite da una buona ventina d'anni, perché giudicate troppo devozionali: i nuovi seminaristi hanno dovuto battersi per parecchi anni perché fossero ripristinate, mentre alcuni docenti hanno preferito dare le dimissioni davanti a ciò che giudicavano come un "ritorno al passato"; cedendo alle richieste dei più giovani, avevano l'impressione di rinnegare ciò per cui si erano battuti per tutta la vita.

Nella diocesi di cui ero vescovo ho conosciuto difficoltà simili quando dei sacerdoti più anziani - oppure intere comunità parrocchiali - provavano una grande difficoltà a rispondere alle aspirazioni dei giovani sacerdoti che erano stati loro mandati.

Comprendo le difficoltà che incontrate nel vostro ministero di rettori di seminari. Più che il passaggio da una generazione ad un'altra, dovete assicurare armoniosamente il passaggio da un'interpretazione del Concilio Vaticano II ad un'altra, e forse da un modello ecclesiale a un altro. La vostra posizione è delicata, ma è assolutamente essenziale per la Chiesa.

sabato 16 maggio 2009

Viaggi: passato remoto e passato prossimo

Passato remoto:
Durante il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa non ho potuto fare a meno di ripensare alla visita di Giovanni Paolo II ai luoghi santi durante il Giubileo del 2000. Io ero presente, e di quel viaggio si trova ancora in rete una cronaca da me curata ormai nove anni fa
http://www.geocities.com/pittanusanna/

Passato prossimo:
nell'Ottava di Pasqua mi sono recato in Bulgaria per un'Ordinazione Presbiterale. Qualche foto si può vedere qui: http://bulgaria2009.noadsfree.com/flash_gallery/gallery.html

domenica 22 marzo 2009

Katyn

Stasera ho visto a Roma, presso il Cinema Farnese (a Campo de' fiori) il film del regista polacco Wajda dal titolo Katyn. è un film la cui distribuzione è stata (volutamente?) limitata... ma vi assicuro che vale la pena cercarlo e vederlo.

martedì 24 febbraio 2009

inizia la Quaresima

A tutti auguro un ricco e proficuo tempo quaresimale.
Due buone letture per iniziare possono essere il Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2009 e una nota cei dal titolo "Il senso cristiano del diugiuno e dell'astinenza"

giovedì 19 febbraio 2009

giovedì 12 febbraio 2009

In morte di Eluana Englaro

Omelia del 10 febbraio 2009
Memoria di Santa Scolastica. Liturgia della Parola della feria: Gen 1,20-2,4a; Sal 8; Mc 7,1-13

«Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e omini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sulle bestie...» (Gen 1,26)
La Parola di Dio di oggi ci riempie di una grande gioia perché richiama alla nostra mente la dignità altissima che Dio ci ha donato: ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, ci ha donato l'anima razionale immortale, ci ha donato una ragione a immagine sua, che è puro spirito, e ci ha chiamato all'eternità; e ci ha dato la consegna di tenere il suo luogo nel mondo: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,28). Queste parole si adattano benissimo alla memoria di oggi, quella di Santa Scolastica. Si tratta della sorella di San Benedetto: questi due santi si consacrarono al Signore e agli inizi del VI secolo diedero avvio in Europa a un'opera amplissima di evangelizzazione con i loro monasteri: e portando il Vangelo di Cristo nobilitavano grandemente l'uomo; i monasteri benedettini hanno trasmesso la cultura dell'epoca classica, hanno diffuso una prassi del lavoro anche manuale che ha fatto progredire il nostro continente anche economicamente, hanno educato le coscienze di interi popoli. Possiamo ben dire che hanno fondato la nostra Europa. In sintesi, hanno davvero messo in pratica il comando divino: «Soggiogate la terra e dominatela».

Quanto contrasto, quanta distanza fra l'opera di questi santi e quello a cui abbiamo assistito in questi giorni!

Abbiamo assistito a un assassinio perpetrato in nome di alcune sentenze emesse da due tribunali della repubblica; abbiamo assistito a un'uccisione che non è stata fermata dalla più alta magistratura dello stato.
Forse pensavamo che i tempi dei farisei e degli scribi che anteponevano la legge alla persona fossero terminati. Il Vangelo di oggi (Mc 7,1-13) ci narra di uno dei tanti diverbi tra Gesù e queste persone, tutte preoccupate di salvare la forma, di salvare le tradizioni giuridiche, ma in realtà poco preoccupate dell'uomo e della volontà di Dio. Pensavamo che i tempi del formalismo e dell'ipocrisia fossero finiti; pensavamo che la parola di Cristo che insegna che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (cf. Mc 2,27) fosse davvero penetrata nella coscienza dei popoli, o almeno in quella del nostro popolo, fin troppo poco incline al legalismo e al perfezionismo. C'eravamo sbagliati. C'eravamo ingannati. Ci siamo dovuti ricredere. Una donna è stata uccisa per una serie infinita di cavilli procedurali, giudiziari, costituzionali veri o presunti.
Noi affidiamo la sua anima al Dio della misericordia, mentre chiediamo perdono e imploriamo misericordia anche per i suoi uccisori: Kyrie, eleison - Signore pietà!
Ma chiediamo perdono anche per noi, perché forse troppo poco e troppo tardi abbiamo parlato; avremmo dovuto smuovere con più forza le coscienze davanti a questo dramma, avremmo dovuto risvegliare con più vigore l'anima civile e cristiana di questo Paese. Perdonaci, Signore, abbi pietà di noi.
Tutti ci sentiamo rivolgere oggi la forte parola di Cristo: «questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (Mc 7,6). Dobbiamo stare molto attenti, perché già altri popoli che avevano udito la voce del Signore e lo avevano seguito, poi gli hanno voltato le spalle e Dio li ha abbandonati alla durezza del loro cuore - a cominciare dal popolo di Israele, che ricevette la prima alleanza. «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (ib.): nazioni che un tempo fiorivano di santità e vocazioni, di grandi spiriti cristiani, ora sono l'ombra di loro stesse e vagano nella tenebra; hanno lasciato il Regno di Cristo per inseguire un vago ideale di libertà e si sono trovati invece schiavi della tremenda e impietosa "dittatura del relativismo". Dobbiamo stare molto attenti che ciò non avvenga anche a noi , che Dio non ci abbandoni alla durezza del nostro cuore.
Chiediamo a Santa Scolastica e a San Benedetto di aiutarci a non rinnegare l'opera per cui hanno lavorato. Chiediamo a Dio di perdonarci, di farci rialzare da questa caduta e di rinnovare in noi il dono della ragione che ci mostri che nella sua volontà c'è la verità e la vita per l'uomo; che ci mostri che la sua Parola e la sua Grazia - che sono sempre a servizio dell'uomo - valgono più di mille tradizioni e leggi «che sono» solo «precetti di uomini» (Mc 7,7).


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AVVISO AI NAVIGANTI
D'ora in poi i commenti saranno soggetti a moderazione.
Mi dispiace aver causato in questi giorni qualche delusione in un visitatore del blog, ma la mia decisione di eliminarne i commenti è stata causata principalmente dal fatto che si sia firmato come anonimo...
Gli chiedo scusa, chiunque egli sia, a maggior ragione per il fatto che a suo dire mi conosce di persona.
Ripeto: mi dispiace veramente.
Ma non vorrei trasformare il blog in una selva selvaggia di commenti anonimi...
l'esperienza insegna...

giovedì 15 gennaio 2009

Catechesi per giovani e adulti

Basilica Parrocchiale S. Marco Evangelista al Campidoglio,
ingresso a Piazza San Marco 48 Roma
(piazzetta che si apre sulla destra di P.za Venezia guardando la telescrivente)



"Venite a me, voi tutti,
che siete affaticati e oppressi,
e io vi ristorerò" (Mt 11,28)


DIO TI AMA
così come sei

vieni a scoprirlo alle
CATECHESI

che si terranno nella nostra Parrocchia
il LUNEDI' e il GIOVEDI' alle ore 21
dal 19 Gennaio 2009

ci sarò anch'io