Miei cari fratelli e sorelle nel Signore:
ancora una volta una piazza di Madrid, la Piazza di Lima, ci offre una bella cornice per celebrare la Festa della Sacra Famiglia pubblicamente davanti alla società e al mondo come una "Messa delle famiglie": delle famiglie di Madrid e di tutta la Spagna. Così è avvenuto lo scorso anno. Oggi, per di più, come un'Eucaristia delle famiglie di tutta Europa. Mi è molto grato, per questo, salutare con affetto fraterno nel Signore i Signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi delle Diocesi di Spagna, ma specialmente i fratelli venuti da Roma e da diversi Paesi europei. In modo particolare vorrei salutare il Signor Cardinal Prefetto del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che sottolinea con la sua presenza il valore pastorale che il Santo Padre e i suoi collaboratori più stretti attribuiscono alla nostra iniziativa a favore della famiglia. Il messaggio luminoso e sempre puntuale del Papa Benedetto XVI non ci è mancato neppure in questa occasione in cui l'Eucaristia delle famiglie cristiane di Spagna si apre alle chiese particolari d'Europa. Il mio saluto molto cordiale si dirige anche agli innumerevoli fratelli sacerdoti spagnoli ed europei, sempre vicini alle famiglie che essi accudiscono e servono con premuroso zelo e carità pastorale. Il nostro saluto più affettuoso si dirige senza dubbio alle innumerevoli famiglie - nonni, genitori, figli, fratelli... - che si sono sacrificati per venire a Madrid e poter celebrare in questa fredda mattina madrilena, uniti in una straordinaria assemblea liturgica con i fedeli della nostra diocesi, la Azione di Grazie eucaristica con gioia esultante per l'immenso dono della famiglia cristiana: famiglia che si specchia nella Sacra Famiglia di Nazaret come modello insuperabile e decisivo per poter vivere in pienezza la ricchezza della grazia del matrimonio cristiano nella quotidiana crescita e occupazioni della propria famiglia. La famiglia cristiana sa, inoltre, che in Gesù, Maria e Giuseppe trova l'appoggio soprannaturale necessario preparatole amorosamente da Dio per non venir meno nella realizzazione della sua bella vocazione.
La vostra numerosa presenza, care famiglie, e la vostra partecipazione attenta, pia e attiva in questa celebrazione eucaristica esprime un messaggio chiaro ed eloquente: amate le vostre famiglie! Amate la famiglia! Mantenete fresca e forte la fede nella famiglia cristiana! State sicure, condividendo la dottrina della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, che il modello della famiglia cristiana è quello che risponde fedelmente alla volontà di Dio e , per questo, è ciò che garantisce il bene fondamentale e insostituibile della famiglia per i suoi propri membri - in primis genitori e figli - , per tutta la società e, non ultimo, per la Chiesa. La Chiesa è, in definitiva, "edificio di Dio", "in cui abita la sua famiglia", come insegna il Vaticano II, e in essa la famiglia è "Chiesa domestica" (LG 6 e 11). Care famiglie cristiane: siate molto coscienti, anche in virtù delle vostre esperienze della vita nel matrimonio e nella vostra famiglia, che quell'altro linguaggio dei diversi modelli di famiglia, che sembra impossessarsi, in modo schiacciante e senza alcuna replica, della mentalità e della cultura del nostro tempo, non risponde alla verità naturale della famiglia, come essa viene data all'uomo "dal principio" della creazione e che perciò è incapace di risolvere la problematica tante volte crudele e dolorosa dei fallimenti materiali, morali e spirituali che oggi affliggono l'uomo e la società europea del nostro tempo con una gravità raramente conosciuta dalla storia. Care famiglie: giacché volete vivere la vostra famiglia in tutta la verità ,la bontà e la bellezza che le viene data dal piano salvatore di Dio, siete qui come protagonisti del nuovo Popolo e della nuova Famiglia di Dio, che peregrina in questo mondo verso la Casa e la Gloria del Padre, celebrando con la Chiesa il Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, culmine e fonte di tutta la vita cristiana - e di conseguenza della vera vita della vostra famiglia - come una Festa, illuminata dalla memoria, fatta attuale, della Sacra Famiglia di Nazaret.
Con la Sacra Famiglia, formata da Gesù, Maria e Giuseppe, inizia il capitolo della nuova e definitiva storia della famiglia: il capitolo della famiglia che, fondata dal Creatore nel vero matrimonio tra l'uomo e la donna, resterà libera dalla schiavitù del peccato e trasformata dalla grazia del Redentore. Accostiamoci dunque con lo sguardo della fede, illuminata dalla Parola di Dio, alla realtà di questa famiglia, sacra e cara allo stesso tempo, che apre alle nostre famiglie il tempo nuovo dell'amore e della vita senza tramonto. Richiama l'attenzione che dal primo momento della sua preparazione e costituzione che ciò che guida e muove Maria e Giuseppe a sposarsi e accogliere tra loro il Figlio Gesù è il compimento della volontà di Dio senza condizioni, sebbene, umanamente parlando, comprenderla sia gravoso per loro. Maria dice sì alla maternità di suo Figlio, che era niente meno che il Figlio dell'Altissimo. Lo concepisce per opera dello Spirito Santo, essendo Vergine e rimanendo Vergine. Giuseppe accetta di accogliere Maria nella sua casa come sposa, castamente, sapendo che il Figlio che lei porta in grembo non è suo, ma è di Dio! Si abbandonano alla sua santissima volontà sapendo di rispondere così ai disegni imperscrutabili, ma certi, dell'amore di un Dio che vuole salvare l'uomo per sentieri che li sorpassano per la grandezza infinita della misericordia che rivelano. Sono sempre più coscienti che a loro è stata affidata la vita e la morte terrena di un bambino che è il Figlio di Dio, il Messia, il Signore. Sì, soprattutto lo sa sua madre Maria che lo accompagna, a volte distante fisicamente, ma sempre con una ineffabile vicinanza del cuore, fino al momento della croce: l'ora della totale espropriazione totale del Figlio e della Madre in funzione dell'Amore più grande! Nella scena raccontataci oggi dal vangelo di San Luca, di Gesù adolescente perduto e ritrovato dai suoi genitori nel Tempio di Gerusalemme, si confermava e si profilava fino a che punto di consegna e offerta della vita portava l'accettazione amorosa della volontà del Padre: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo stare nella casa del Padre mio?" E, sebbene essi non comprendessero del tutto ciò che si voleva dir loro, la loro precedente angustia restò compensata in modo commovente dal Figlio: Gesù tornò con loro a Nazaret e, sotto la loro autorità, "cresceva in sapienza, statura e grazia davanti a Dio e agli uomini". E "sua madre conservava tutto questo nel suo cuore". Di quell'amore di Maria e Giuseppe, amore di totale consegna a Dio e perciò di una fecondità umanamente inimmaginabile, soprannaturale, sorge la famiglia nella quale nasce, cresce e vive il Salvatore dell'uomo, l'Autore della Nuova Vita, il Capo del Nuovo Popolo di Dio, il Primo di una incalcolabile moltitudine di fratelli, che avrebbe dovuto configurare la nuova famiglia umana.
Care famiglie cristiane di Spagna e di tutta Europa: considerate voi stesse come spose e sposi, genitori e figli, nel limpido specchio di quel prototipo della nuova famiglia amata e disposta da Dio nel suo piano di salvezza dell'uomo, che è la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Non è forse vero che anche voi potete attestare che - quando tutto questo edificio di intime relazioni personali tra voi e con i vostri figli si fonda nell'esperienza fedele e sempre rinnovata del vostro impegno contratto sacramentalmente in Cristo, davanti a Dio e alla Chiesa - vi è possibile e anche semplice e gratificante configurare la vostra famiglia come quella intima comunità di vita e di amore dove si va aprendo di giorno in giorno, "di croce in croce", il cammino della vera felicità? Quindi vi sentite "come eletti di Dio, santi e amati", per rivestirvi "della tenera misericordia, di bontà, umiltà, dolcezza, comprensione". Sapete chiedere perdono e perdonate. Sapete sopportarvi e vi santificate vicendevolmente? Mettete al di sopra di tutto "l'amore" che "è il vincolo dell'unità perfetta"? In chi e dove i bambini che nasceranno, gli invalidi, gli infermi, i rifiutati, etc., potranno trovare il dono della vita e dell'amore incondizionato se non in voi, padri e madri delle famiglie cristiane? Dinanzi alle situazioni drammatiche dei disoccupati, degli anziani, di coloro che sono nell'angustia per la solitudine fisica e spirituale, di coloro che sono affranti per le delusioni e i fallimenti sentimentali, matrimoniali e familiari, c'è qualcuno che risponda meglio e più efficacemente della famiglia vera, fondata nella legge di Dio e nell'amore di Gesù Cristo?
In questa Piazza di Lima di Madrid, il giorno 2 novembre 1982, l'indimenticabile Giovanni Paolo II, dichiarato venerabile lo scorso 19 dicembre dal nostro Santo Padre Benedetto XVI, celebrava un'Eucaristia memorabile, convocata come "Messa per le famiglie" nel terzo giorno del suo lungo viaggio per tutta l'estensione delle Diocesi di Spagna - viaggio apostolico indimenticabile! Nella sua vibrante omelia si trova un passaggio, la cui vigorosa forza profetica non ha perso nulla in attualità. Permettetemi che lo ricordi:
«Inoltre, secondo il piano di Dio, - affermava il Papa - il matrimonio è una comunità di amore indissolubile ordinato alla vita come continuazione e completamento degli stessi coniugi. Esiste una relazione inscindibile fra l’amore coniugale e la trasmissione della vita, in virtù della quale, come insegnò Paolo VI: “Ogni atto coniugale deve rimaner aperto alla trasmissione della vita”. Invece - come ho scritto nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio - “al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale degli sposi, la contraccezione oppone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, cioè, quello del non donarsi all’altro totalmente: ne deriva non solo il positivo rifiuto dell’apertura alla vita, ma anche una falsificazione della verità interiore dell’amore coniugale”. Ma c’è un altro aspetto, ancora più grave e fondamentale, che si riferisce all’amore coniugale come fonte della vita: parlo del rispetto assoluto per la vita umana, che nessuna persona o istituzione, privata o pubblica, può ignorare. Per questo, chi negasse la difesa alla persona umana più innocente e debole, alla persona umana già concepita anche se non ancora nata, commetterebbe una gravissima violazione dell’ordine morale. Mai si può legittimare la morte di un innocente. Risulterebbe minato il fondamento medesimo della società. »
Benedetto XVI ci insegna oggi, nel mezzo di una crisi socio-economica generalizzata, un quarto di secolo dopo dell'omelia della Piazza di Lima, nella sua Enciclica Caritas in Veritate:
«L'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica. (...) Diventa così una necessità sociale, e perfino economica, proporre ancora alle nuove generazioni la bellezza della famiglia e del matrimonio, la rispondenza di tali istituzioni alle esigenze più profonde del cuore e della dignità della persona. In questa prospettiva, gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società».
Il panorama che presenta la realtà della famiglia nell'Europa contemporanea non è precisamente lusinghiero. La preoccupante diagnosi dello stato di salute della famiglia europea, che faceva nell'ottobre 1999 l'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi e che dopo Giovanni Paolo II raccoglieva, dettagliava e confermava nell'Esortazione Post-sinodale "Ecclesia in Europa", è andato aggravandosi sempre più. La condizione attuale del matrimonio e della famiglia nei paesi europei è contrassegnata dalla facilitazione giuridica del divorzio fino a estremi impensabili fino a poco tempo fa e assimilabili al ripudio; dall'accettazione crescente dell'attenuazione, quando non dell'eliminazione, prima culturale e poi legale, della considerazione del matrimonio come unione irrevocabile di un uomo e una donna in intima comunione di amore e di vita, aperta alla procreazione dei figli, per la crescita apparentemente inarrestabile delle rotture matrimoniali e familiari con le conosciute e drammatiche conseguenze che portano per il futuro e il bene dei bambini e dei giovani. A questa situazione si è aggiunta la crisi economica, con l'inevitabile sequela di sottoccupazione e disoccupazione come fattore ulteriore alla situazione già molto estesa della crisi del matrimonio e della famiglia. Il diritto alla vita del bambino, ancora nel grembo di sua madre - del nasciturus -, si vede purtroppo soppiantato nella coscienza morale di un sttore ogni volta più importante della società, e nella legislazione che l'accompagna e la stimola, da un supposto diritto all'aborto nei primi mesi della gravidanza. La vita delle persone con varie invalidità, dei malati terminali e degli anziani, senza un ambiente familiare che li sostenga, si vede ogni volta più in pericolo. Un panorama a prima vista buio e desolato. Solo a prima vista. All'orizzonte brillano i segni luminosi della speranza cristiana: Voi siete qui, care famiglie cristiane di Spagna e di tutta Europa, per dare testimonianza di questa speranza e corroborarla! Con il sì gioioso al vostro matrimonio e alla vostra famiglia, sentita ed edificata cristianamente come rappresentazione viva dell'amore di Dio - amore di offerta e consegna, donato e fecondo anche nella vostra carne - ; e con il vostro sì al matrimonio e alla famiglia come "santuario della vita" e fondamento della società, state aprendo di nuovo il solco per il vero progresso dell'Europa del presente e del futuro. L'Europa, senza di voi, care famiglie cristiane, rimarrebbe praticamente senza figli oppure - che è lo stesso - senza il futuro della vita. Senza di voi, l'Europa rimarrebbe senza il futuro dell'amore, conosciuto ed esercitato gratuitamente; rimarrebbe senza la ricchezza dell'esperienza dell'essere amato per ciò che si è e non per ciò che si possiede. Il futuro dell'Europa, il suo futuro morale, spirituale e anche biologico, passa per la famiglia realizzata nella sua primordiale e piena verità. Il futuro dell'Europa passa attraverso di voi, care famiglie cristiane!
Avete ricevuto il grande dono di poter vivere il vostro matrimonio e la vostra famiglia cristianamente, seguendo il modello della Famiglia di Nazaret e , con il dono, una grande e bella opera: quella di essere testimoni fedeli e coraggiosi, con azioni e parole, del Vangelo della vita e della famiglia in una grave congiuntura storica dei popoli d'Europa, legati tra loro dalla comune eredità delle proprie radici cristiane. Unite nella comunione della Chiesa, incoraggiate e fortificate dalla Santa Famiglia di Nazaret, da Gesù, Maria e Giuseppe, la potrete portare a buono e felice esito. Sì, con la gioia esultante di coloro che hanno scoperto e conoscono che in Betlemme di Giudea, duemila anni fa, ci è nato da Maria, la Vergine e Giovane di Nazaret, il Messia, il Signore, il Salvatore, potrete farlo!
Amen.
mercoledì 30 dicembre 2009
mercoledì 23 dicembre 2009
IL FOGLIO intervista Kiko Argüello
Il Foglio 23 dicembre 2009, prima pagina
Dies Familiae a Madrid
"Il futuro dell'Europa è nella famiglia e la chiesa deve dirlo forte"
Kiko Argüello, fondatore del Cammino neocatecumenale, ci spiega la festa del 27 dicembre per "aprirsi alla vita"
"Orfani di troppi genitori"
Roma. "Il futuro dell'umanità passa per la famiglia": un profetico Giovanni Paolo II così scandiva da Plaza de Lima, a Madrid, durante il suo primo viaggio in Spagna, nel 1982. "Il futuro dell'Europa passa per la famiglia": così ripete il volantino con cui il Cammino neocatecumenale invita alla Festa della Sacra Famiglia di Nazaret, il prossimo 27 dicembre a Madrid, Plaza de Lima. Il raduno delle famiglie cristiane è giunto, in Spagna, alla terza edizione. Diversamente dagli anni passati, questa volta, dopo l'abituale collegamento con San Pietro per l'Angelus del Papa che si rivolgerà in diretta ai partecipanti, ci sarà un'eucarestia. Kiko Argüello, iniziatore con Carmen Hernandez del Cammino neocatecumenale, ha promosso una presenza massiccia delle famiglie del Cammino di tutta Europa: più di diecimila solo quelle italiane in partenza per la capitale spagnola. Abbiamo chiesto ad Argüello perché vale la pena di fare uno sforzo così massiccio. Perché, spiega, "è necessario un tasso di natalità del 2,11 per famiglia per mantenere una cultura, altrimenti quella cultura si estingue. In Spagna nascono 1,1 figli a famiglia; in Italia 1,2; in Francia 1,8. L'unica risposta a questa situazione in Europa è la famiglia cristiana. Rivolgendosi ai vescovi brasiliani. Benedetto XVI ha affermato che 'la chiesa non può restare indifferente di fronte alla separazione dei coniugi e al divorzio, di fronte alla rovina delle famiglie e alle conseguenze che il divorzio provoca sui figli'. La chiesa non può tacere". Si dice però che, in alcune nazioni, più della metà di coloro che vanno in chiesa sono divorziati e che si deve essere misericordiosi nei loro confronti. Ma ammettere alla comunione i divorziati, pensa Kiko, equivale a sostituire "la famiglia cristiana, la nostra famiglia, con un altro tipo di famiglia. Tacere che le cose stiano così, tacere che il matrimonio cristiano è indissolubile per espressa volontà di Cristo, significa commettere un peccato di omissione. E questo è un peccato che molti nella chiesa di oggi hanno commesso e commettono. Relegare l'uso della sessualità al foro interno, praticare una sessualità diversa da quella esplicitamente voluta dalla Bibbia e ricordata da Paolo VI nell'Humanae vitae, ha indebolito il matrimonio cristiano, moltiplicando separazioni e divorzi". Argüello aggiunge che "l'eucarestia del 27 a Plaza de Lima vuole svegliare i cattolici; vuole svegliare la chiesa: le famiglie cattoliche devono aprirsi alla vita. Il problema è che l'antropologia biblica è stata sostituita con l'antropologia laicista. Il laicismo europeo ha le sue radici nell'Illuminismo francese, che ha negato l'anima: non c'è anima nell'uomo; non c'è spirito. Ma questo non è vero! Molta gente soffre e non sa perché. Soffre perché l'anima è morta, sepolta dai peccati, dagli aborti, dalla droga, da cose orribili". Per questo "i cristiani devono tornare a evangelizzare. Cristo ha vinto la morte e il suo Spirito Santo ci da la possibilità di amarci come lui ci ha amato: questo fa presente la famiglia cristiana".
Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI
II 13 maggio di quest'anno, il Pontificio istituto Giovanni Paolo II per gli studi su Matrimonio e famiglia ha conferito a Kiko Argüello il dottorato honoris causa in Sacra teologia. Nella Laudatio accademica, il professor José Noriega così motivava: "L'accoglienza senza riserve dell'enciclica profetica Humanae vitae da parte delle famiglie del Cammino è stata un'autentica testimonianza per l'intera chiesa, mostrando che, al di là delle nostre paure o delle nostre difficoltà, è possibile vivere quanto la Chiesa segnala come specifico del cammino di santità della coppia se c'è una comunità viva che ci accompagna". La comunità, sottolinea Argüello, "salva la famiglia. La famiglia, a sua volta, salva la chiesa. È possibile vivere il matrimonio indissolubile. È possibile vivere la sessualità aperta alla vita, come dice la Bibbia e il magistero ricorda. Non solo è possibile ma è bellissimo". E torna a citare il discorso del Papa: "Con la cosiddetta famiglia allargata e mutevole, che moltiplica i 'padri' e le 'madri' e fa sì che oggi la maggior parte di coloro che si sentono orfani non siano figli senza genitori, ma figli che ne hanno troppi", si compromette la stessa possibilità di educazione dei figli. L'appuntamento del 27 dicembre, a Madrid, ha il compito di testimoniare tutto questo nel cuore dell'Europa laicista e postmoderna.
lunedì 21 dicembre 2009
Lettera di Benedetto XVI per i 75 anni del Cardinale Cordes
Eminenza! Cordes, Caro Amico!
Nel volume di studi in Tuo onore, in occasione del Tuo 75° compleanno ho voluto essere presente almeno con una parola di ringraziamento e di benedizione. Non ricordo più quando ci siamo incontrati per la prima volta. Una idea di Te me la sono fatta per la prima volta negli anni Settanta attraverso i Tuoi contributi alla rivista “Communio” che allora era stata fondata da poco.
Quello che Tu allora scrivevi era sempre connesso a questioni attuali, urgenti e concrete del presente, ma era anche contrassegnato da uno sguardo rivolto all’essenziale, in modo da condurre il lettore alle giuste risposte seguendo la logica intima della cosa stessa. Per circa un anno abbiamo fatto parte insieme della Conferenza Episcopale Tedesca, poi sei stato chiamato a Roma al Pontificio Consiglio dei Laici. Poco tempo dopo, il Santo Padre mi ha messo a capo della Congregazione della fede e quindi ambedue abitiamo nella città eterna da più di un quarto di secolo.
Con coraggio e creatività al principio della Tua attività romana hai aperto nuove strade per condurre i giovani a Cristo. Dietro le case di Via della Conciliazione hai trovato la vecchia Chiesa di San Lorenzo in Piscibus che allora serviva da atrio di una scuola – un vecchio edificio sacro che hai fatto riportare alla sua pura bellezza e ne hai fatto un centro dell’incontro dei giovani con Cristo.
Anche alla genesi ed alla crescita delle Giornate Mondiali della Gioventù hai dato un contributo. Particolarmente caratteristico per il Tuo slancio pastorale è e rimane il Tuo impegno per i “movimenti”: il Movimento Carismatico, Comunione e Liberazione ed il Cammino Neocatecumenale hanno molti motivi di gratitudine nei Tuoi confronti. Mentre gli organizzatori e i pianificatori nella Chiesa al principio avevano molto riserve nei confronti dei movimenti, Tu hai subito fiutato la vita che lì erompeva – la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa.
Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e Ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguarda l'organizzazione e la pianificazione c’erano spesso buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove ed impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti.
Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato, Tu hai visto che qui degli uomini erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa. Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e con i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità.
Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio.
Infine sei diventato Presidente del Consiglio Pontificio “Cor Unum” e sei quindi responsabile dell’attività caritativa della Chiesa in tutto il mondo. Hai accolto questo compito con la Tua solita energia e con uno sguardo di fede rivolto all’essenziale ed a questo compito hai dato forma. Soprattutto Ti preoccupi che la Caritas non diventi una organizzazione di beneficenza come tutte le altre, che non venga deviata verso la politica, ma sempre rimanga espressione della fede, che nel suo intrinseco dinamismo deve diventare amore.
In questa occasione devo rivolgerTi un personale ringraziamento. Quando io, dopo la mia elezione a successore di Pietro, meditavo quale mai potesse essere il tema della mia prima enciclica mi venne in mente che Tu, già da lungo tempo, consigliavi la redazione di un documento sul tema dell’amore che avrebbe dovuto presentare non solo la Caritas come organizzazione, ma anche rendere evidente che l’amore è la realtà centrale della fede cristiana; è a partire da lì che si doveva anche prospettare nella giusta luce l’attività caritativa della Chiesa.
Devo pertanto ringraziarTi per intuizioni sul tema di questa enciclica che si sono formate nei dialoghi con Te.
Per tutto questo voglio ringraziarTi dal profondo del cuore. Che la benedizione di Nostro Signore possa accompagnarTi anche per il futuro in tutti i Tuoi passi.
Tuo
Benedetto PP XVI
Città del Vaticano - 10.12.2009
[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]
Nel volume di studi in Tuo onore, in occasione del Tuo 75° compleanno ho voluto essere presente almeno con una parola di ringraziamento e di benedizione. Non ricordo più quando ci siamo incontrati per la prima volta. Una idea di Te me la sono fatta per la prima volta negli anni Settanta attraverso i Tuoi contributi alla rivista “Communio” che allora era stata fondata da poco.
Quello che Tu allora scrivevi era sempre connesso a questioni attuali, urgenti e concrete del presente, ma era anche contrassegnato da uno sguardo rivolto all’essenziale, in modo da condurre il lettore alle giuste risposte seguendo la logica intima della cosa stessa. Per circa un anno abbiamo fatto parte insieme della Conferenza Episcopale Tedesca, poi sei stato chiamato a Roma al Pontificio Consiglio dei Laici. Poco tempo dopo, il Santo Padre mi ha messo a capo della Congregazione della fede e quindi ambedue abitiamo nella città eterna da più di un quarto di secolo.
Con coraggio e creatività al principio della Tua attività romana hai aperto nuove strade per condurre i giovani a Cristo. Dietro le case di Via della Conciliazione hai trovato la vecchia Chiesa di San Lorenzo in Piscibus che allora serviva da atrio di una scuola – un vecchio edificio sacro che hai fatto riportare alla sua pura bellezza e ne hai fatto un centro dell’incontro dei giovani con Cristo.
Anche alla genesi ed alla crescita delle Giornate Mondiali della Gioventù hai dato un contributo. Particolarmente caratteristico per il Tuo slancio pastorale è e rimane il Tuo impegno per i “movimenti”: il Movimento Carismatico, Comunione e Liberazione ed il Cammino Neocatecumenale hanno molti motivi di gratitudine nei Tuoi confronti. Mentre gli organizzatori e i pianificatori nella Chiesa al principio avevano molto riserve nei confronti dei movimenti, Tu hai subito fiutato la vita che lì erompeva – la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa.
Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e Ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguarda l'organizzazione e la pianificazione c’erano spesso buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove ed impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti.
Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato, Tu hai visto che qui degli uomini erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano forme nuove di autentica vita cristiana e nuovi modi autentici di essere Chiesa. Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a diventare parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e con i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro vera maturità.
Essi, tuttavia, sono doni dei quali bisogna essere grati. Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio.
Infine sei diventato Presidente del Consiglio Pontificio “Cor Unum” e sei quindi responsabile dell’attività caritativa della Chiesa in tutto il mondo. Hai accolto questo compito con la Tua solita energia e con uno sguardo di fede rivolto all’essenziale ed a questo compito hai dato forma. Soprattutto Ti preoccupi che la Caritas non diventi una organizzazione di beneficenza come tutte le altre, che non venga deviata verso la politica, ma sempre rimanga espressione della fede, che nel suo intrinseco dinamismo deve diventare amore.
In questa occasione devo rivolgerTi un personale ringraziamento. Quando io, dopo la mia elezione a successore di Pietro, meditavo quale mai potesse essere il tema della mia prima enciclica mi venne in mente che Tu, già da lungo tempo, consigliavi la redazione di un documento sul tema dell’amore che avrebbe dovuto presentare non solo la Caritas come organizzazione, ma anche rendere evidente che l’amore è la realtà centrale della fede cristiana; è a partire da lì che si doveva anche prospettare nella giusta luce l’attività caritativa della Chiesa.
Devo pertanto ringraziarTi per intuizioni sul tema di questa enciclica che si sono formate nei dialoghi con Te.
Per tutto questo voglio ringraziarTi dal profondo del cuore. Che la benedizione di Nostro Signore possa accompagnarTi anche per il futuro in tutti i Tuoi passi.
Tuo
Benedetto PP XVI
Città del Vaticano - 10.12.2009
[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]
Etichette:
benedetto XVI,
chiesa,
neocatecumenato
domenica 13 dicembre 2009
venerdì 11 dicembre 2009
Iscriviti a:
Post (Atom)